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martedì 12 aprile 2016

Aprile, dolce dormire...ma non per gli Osanna, di Wazza

Il 12 aprile è un giorno ricorrente nelle uscite discografiche degli Osanna prima versione...

"Preludio Tema Variazioni Canzona", colonna sonora del film "Milano calibro 9", veniva stampato (run-off groove), il 12 aprile del 1972.
Mentre "Landscape of life" veniva stampato (run-off groove) il 12 aprile 1974.
"Milano calibro 9", diretto da Fernando di Leo nel 1971, un il primo "noir all'italiana" su musiche di Luis Enriquez Bacalov, che dirige sapientemente gli Osanna in una miscela tra il barocco e i poderosi stacchi rock del gruppo. Album entrato di diritto nella storia del progressive, con brani che ancora fanno la scaletta della band nei concerti dal vivo.
Mi vengono in mente "Tema", con un'introduzione da brivido del sintetizzatore di Lino Vairetti… "Variazione I"(To Plinius), con grandi improvvisazioni free, "Variazioni III", dove Elio D'Anna, imita lo stile sincopato di Ian Anderson, con tanto di "singhiozzo isterico". Memorabile il brano finale "Canzona" (There will be time), introdotta al piano e voce da Lino Vairetti, una delle sue prestazioni più sentite e convincenti, trovando il giusto supporto e respiro nelle delicate armonie dell'orchestra". Brano poco eseguito dal vivo, negli anni '70, diventerà giustamente uno dei classici degli Osanna.
Insomma l'album della maturazione.


Landscape of life" fu pubblicato quando gli Osanna erano praticamente sciolti... Rustici e D'Anna erano in Inghilterra per formare gli "Uno", mentre Lino e gli altri meditavano di riformare i "Città Frontale". Il sound è come una dolce rassegnazione, ma denota una grande forza espressiva e una notevole crescita tecnica di ogni singolo musicista. Ricordo il brano "Fiume", con le chitarre acustiche in evidenza. Il testo suggestivo parla del corso d'acqua, che per molti aspetti è identico a quello della vita, con i suoi momenti di calma, e momenti più irruenti. Sulla copertina il disegno di uno "strano" cetaceo, ideata da Lino Vairetti e Massimo Guarino. Ma il tutto si sintetizza in quello che scrisse all'epoca il critico Renato Marengo: "Una balena in decomposizione che, perdendo i propri pezzi a brandelli, mette a nudo la propria struttura interna, artificiale, presupponendo già precedenti metamorfosi meccanizzanti delle creature viventi. Vaga nello spazio cosmico in orbita attorno ad una terra rossa di fuoco ed è ciò che rimane di un'umanità distrutta, l'unica traccia di un mondo finito ". Un disco da rivalutare.
WK


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